25 APRILE. CHI RICORDA LE STRAGI ROSSE?

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  1. BASE OVEST
     
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    PARMA- Vi diamo conto di due commemorazioni a favore dei "vinti" che proprio domani si terranno nella provincia rossa di Reggio Emilia, epicentro del famigerato triangolo rosso, dove furono compiuti crimini gratuiti, stragi e torture ai danni dei militanti delal opposta parte politica, a guerra finita.




    Commemorazione delle vittime della rappresaglia partigiana di Monteorsaro (Reggio Emilia).


    La mattina del 25 Aprile 2009, una delegazione dell’ Unione Combattenti della Repubblica Sociale Italiana e del Centro Studi Italia, si recherà presso Monteorsaro di Villa Minozzo (RE), per commemorare i militari italiani e tedeschi ivi fucilati dai partigiani
    dopo essere stati presi prigionieri nello scontro di Cerrè Sologno.
    Vennero fucilati:

    allievo milite Bondavalli Peppino, di Domenico, classe 1921
    allievo milite Riggio Michele, di Giuseppe, classe 1911
    allievo milite Casoli Leonida, di Bruno , classe 1914
    oltre a tre militari tedeschi di cui al momento non è stato ancora possibile identificare il nome.


    Sul luogo dell'eccidio verrà posiz.ionata una Croce a ricordo e memoria dei Caduti.




    STRAGE PARTIGIANA DI MONTEORSARO (Reggio Emilia)

    Di Paolo Comastri


    IL CONTESTO STORICO
    Il 15 Marzo 1944, a Cerrè Sologno si verificò, per la prima volta nella Provincia di Reggio Emilia, uno scontro con la guerriglia antifascista; scontro nel quale rimase coinvolto anche un reparto tedesco. L’azione si inquadra peraltro in una serie di azioni di guerriglia che alla metà del marzo 1944 vennero poste in essere sulle pendici appenniniche di varie province emiliane, nell’interesse angloamericano di disturbo dei lavori di approntamento tedeschi della linea Gotica.

    Questa azione partigiana vide per la prima volta la partecipazione del Commissario Politico comunista Didimo Ferrari “Eros”, che venne inviato dai vertici del PCI ad affiancarsi al comandante modenese Barbolini, responsabile militare ed operativo della zona, non precisamente organico ed allineato alla parte egemone del CLN.
    L’azione guerrigliera mirava a minacciare ed isolare l’abitato di Villa Minozzo, mediante l’intervento di due gruppi guerriglieri: una prima formazione doveva far saltare il ponte della Gatta, mentre il gruppo con lo stesso Barbolini ed “Eros” doveva manovrare verso Ligonchio.

    Il reparto italiano e tedesco, formato da autieri dell’aviazione tedesca, giovanissimi volontari francesi e militi della Guardia Nazionale Repubblicana, incaricato di controllare il territorio sulla base di una serie di generici allarmi, arriva così a scontrarsi nell'abitato di Cerrè Sologno, peraltro in modo fortuito e casuale, con i guerriglieri di Barbolini.


    IL FATTO
    Lo scontro armato avviene convenzionalmente, con combattimenti casa per casa.

    Il sopraggiungere del distaccamento guerrigliero di ritorno dalla Gatta determina però la vittoria dei partigiani che catturano oltre una ventina di prigionieri tra italiani e tedeschi. Negli scontri rimane ferito Barbolini, fatto che determina la completa assunzione del comando da parte di “Eros” che decide di ritornare a Cervarolo, abitato utilizzato in precedenza come roccaforte e santuario guerrigliero.

    Essendo il terreno innevato e di difficile percorrenza, e vista anche la presenza nella colonna partigiana di un elevato numero di prigionieri, la formazione guerrigliera sul tragitto verso Cervarolo decide di fermarsi e ritirarsi a Monteorsaro, la cui zona era già osservata e tenuta sotto controllo da aerei tedeschi in ricognizione.
    A Monteorsaro, il Commissario Didimo Ferrari “Eros” ordina e fa eseguire la fucilazione di tre prigionieri italiani e di tre prigionieri tedeschi.

    I corpi vengono lasciati sulla neve davanti il il borgo di montagna.
    Successivamente “Eros”, decide di riprendere con la formazione partigiana il cammino verso Cervarolo, portando con sé i prigionieri superstiti.

    Due giorni dopo, per la precisione il 17 Marzo, una nuova formazione italiana e tedesca partita da Reggio Emilia e sempre formata da avieri e militi della GNR, arriva a Monteorsaro e trova i corpi dei militari fucilati dai partigiani.

    A questo punto da Bologna il comando tedesco trasferisce la conduzione dell’operazione di controguerriglia dal gruppo italo-tedesco al Gruppo esplorante dell’Hermann Goering. Giova a questo punto tracciare un breve cenno su questo reparto che stava transitando nell'Appennino tosco emiliano nella sua ritirata verso il nord. In quei giorni la sua zona d'operazione era compresa tra le provincie di Bologna e Modena tanto da essere inviato in quelle stesse ore nel modenese, dove si era verificato, anche in quella provincia, un attacco a reparti tedeschi con l’uccisione di un ufficiale germanico.

    Logico quindi che il comando tedesco, dopo i fatti di Cerrè Sologno e soprattutto Monteorsaro, decidesse di spostare il contingente oltre Secchia nell'alto crinale reggiano.

    L'Hermann Goering dopo aver partecipato all'Anschluss e all'occupazione dei Sudeti combatte in Polonia, nel 1939, in Norvegia (Operazione Weserubung) e in Francia, dove per la prima volta, i reparti di artiglieria con i cannoni da 88 mm vennero impegnati in operazioni terrestri. Nel 1941 il reggimento venne trasferito dapprima in Romania e poi sul fronte orientale, come parte del Panzergruppe Von Kleist. Rimpatriato nel marzo del 1942 dopo aver subito pesanti perdite, il reggimento venne riorganizzato e ridenominato Verstarktes Regiment (mot.)

    HG, poco prima di essere trasferito in Francia ed essere trasformato dapprima in brigata (21 Luglio) e poi in divisione (17 Ottobre). Inviata in Tunisia, ancora incompleta, dopo alcuni mesi venne trasferita in Sicilia dopo la resa delle forze dell'Asse in Africa. Dopo lo sbarco alleato in Sicilia combatté soprattutto intorno alla testa di ponte di Gela e nelle aree circostanti, tentando più volte di riconquistare il crocevia di Pian del Lupo tenuto dalle forze americane. Divisa in due gruppi, iniziò la ritirata verso lo stretto di Messina, il primo gruppo (Conrath) lungo la via Gela-Caltagirone-Catania-Acireale-Adrano; il secondo (Schmalz) lungo la direttrice Randazzo-Taormina-Messina.

    Giunta sul continente notevolmente sotto organico, non riuscì a fronteggiare lo sbarco Alleato a Salerno (operazione Avalanche) per la netta superiorità nemica. Da allora iniziò una lunga ritirata lungo la penisola italiana, combattendo a Mignano Montelungo , sulla linea del Volturno, sul Garigliano, ad Anzio e Nettuno. Dopo di chè inizio la lenta risalita della penisola in attesa di nuove disposizioni operative. Rinominata 1. Fallschirm-Panzer-Division "Hermann Göring" il 24 Luglio 1944, venne ritirata dal fronte italiano e trasferita nuovamente sul fronte orientale: nella zona di Varsavia, insieme alla 19. Panzer-Division e alla 5.a SS Panzer-Divison “Wiking”, contribuì all'accerchiamento e alla distruzione del III. Corpo corazzato sovietico. Le ultime fasi della guerra, la videro impegnata a Tsisit (fino al gennaio 1945), Lodz, sul Neisse (marzo 1945), a Gorlitz e a Geising, a sud di Dresda, dove gli ultimi resti si arresero alle forze dell'Armata Rossa.

    Ma ritorniamo sulle pendici del Monte Cusna a Cervarolo dove nel frattempo il Commissario “Eros”, arrivato con l’intera formazione, senza peraltro avere subito perdite nel trasferimento da Cerrè Sologno, il giorno 19 Marzo, decide di sciogliere l’intero gruppo partigiano, abbandonando il paese appenninico, e disperdendosi nella montagna.

    La popolazione non viene fatta evacuare e non vengono poste in essere azioni diversive per allontanare le forze di controguerriglia dai centri abitati.
    Il Gruppo Pionieri dell’Hermann Goering, passato nel reggiano senza trovare alcuna resistenza da parte dei partigiani, già reduce di una terribile rappresaglia nel modenese a Monchio e Sustrignano dove vengono fucilati 136 italiani, fa strage degli abitanti di Cervarolo, accusati di far parte delle formazioni partigiane e di aver dato rifugio alla guerriglia.

    Sull’aia di Cervarolo vengono fucilati 22 civili, compreso il parroco.
    La successiva primavera, nel mese di aprile 1945, in seguito ad una puntata tedesca su Ligonchio, diretta alla sicurezza delle vie di ritirata delle truppe al fronte, lo stesso Commissario Didimo Ferrari “Eros” ordinerà la fucilazione dei prigionieri italiani e
    tedeschi detenuti nel così detto Carcere Partigiano nei pressi di Febbio.

    La fucilazione dei prigionieri avverrà a poche centinaia di metri sopra l’abitato di Cervarolo, dove vennero lasciato ammucchiati i corpi di 19 prigionieri italiani e tedeschi. Per fortuna in quella occasione l’azione tedesca non arrivò fino a Cervarolo, dove la
    presenza dei corpi dei militari prigionieri fucilati dai partigiani avrebbe determinato una inevitabile rappresaglia sulla vicina località.

    La fucilazione dei prigionieri italiani e tedeschi fino ad oggi non è stata ricordata dalle autorità locali né con cerimonie né con altri segni idonei a darne memoria.

    STRAGE DI CERNAIETO (RE)


    Era il 23 aprile del 1945, 24 militi della Guardia Nazionale Repubblicana del presidio di Montecchio (Reggio Emilia), dopo due giorni di battaglia, si fidarono delle parole di don Ennio Caraffi, anche lui ingannato, che portava loro il messaggio dei partigiani: "la resa a patto di aver salva la vita e la condizione di non subire maltrattamenti e percosse".

    Verso le nove del mattino uscirono da ‘Cà Bedogni’ crivellata di colpi, all’interno dell’abitazione giacevano due ragazzi feriti (gli unici che si sarebbero salvati), due legionari morti, e nello scantinato il cadavere del partigiano Landini, per il quale già da tempo è stata eretta una lapide a ricordo.

    Il vicecomandante dei partigiani, nonostante la parola data nella trattativa di resa, ordinò che tutti i militi venissero fucilati seduta stante. L’ordine però non venne eseguito per l’intervento di un superiore ed i legionari vennero avviati verso la collina, dalla quale non fecero più ritorno.

    In collina vi fu un processo sommario dell’ufficio mobile della polizia partigiana e i soldati vennero riconosciuti prigionieri di guerra, in spregio alla convenzione di Ginevra vennero poi massacrati, anche se nel contempo la guerra era terminata.
    Tra gli uccisi, una donna ed alcuni ragazzini di 16 e 17 anni.

    Molte volte la Croce di Legno è stata divelta e distrutta da ignoti, forse amici o figli degli assassini di un tempo.
     
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